Filosofia di investimento
Investiamo esclusivamente in azioni, che si sono rivelate l’asset più redditizio a lungo termine.
Nella seguente tabella, si può notare come le azioni abbiano superato di gran lunga le altre asset class nell’arco di due secoli (1802-2002).
Fonte: Jeremy Siegel. Stocks for the long run
Inoltre, le azioni rappresentano anche l’asset più sicuro, perché a lungo termine sono meno soggette alla volatilità, che quotidianamente colpisce i mercati, e ci consentono di mantenere il nostro potere d’acquisto anche durante i periodi inflazionistici.
Fonte: Jeremy Siegel. Su un arco temporale di 30 anni, le azioni in media, già dopo 20 anni, non presentano rendimenti negativi, rendendole l’asset meno rischioso e meno soggetto alla volatilità a lungo termine.
Cosa significa Value Investing?
La filosofia Value consiste nello sfruttare le inefficienze del mercato per comprare a prezzo di saldo titoli di società che possiedono un elevato potenziale di rivalutazione.
Il Value Investing, strategia e filosofia d’investimento nata negli Stati Uniti alla fine degli anni ’20 con Benjamin Graham (mentore di Warren Buffett) e David Dodd, e che è riuscita a superare indenne anche il grande crollo del ’29, ha dimostrato di fornire rendimenti superiori rispetto alle altre strategie d’investimento (come il Growth) nel lungo periodo.
Fonte: Man Numeric. Value vs Growth (1927-2020)
Il Value Investing si ispira ai principi della Scuola Austriaca di Economia, corrente di pensiero che vede i suoi predecessori nella Scuola di Salamanca – siglo de oro (XV-XVI secolo) – e che si contrappone al Paradigma Neoclassico, attualmente oggetto di studio in tutte le università.
Albero genealogico della Scuola Austriaca.
Secondo il pensiero Austriaco, il mercato è il frutto delle interazioni di milioni di individui che ogni giorno, influenzati da sentimenti di paura o di entusiasmo, comprano e vendono beni. È quindi impossibile, nel breve termine, prevedere le oscillazioni del mercato, in quanto non sono altro che lo specchio dell’irrazionalità e delle emozioni umane. Il protagonista della Scuola Austriaca di economia non è l’Homo Oeconomicus del Paradigma Neoclassico, individuo razionale e in grado di gestire con facilità le proprie emozioni quando si tratta di investire e che opera in situazioni di concorrenza perfetta (dove domanda e offerta sono in condizione di equilibrio), ma è l’imprenditore creativo, che cerca di soddisfare i suoi bisogni offrendo servizi; è l’uomo che agisce e che si deve sempre reinventare per superare tutte le sfide che quotidianamente gli presenta il mercato.
È chiaro, dunque, che la visione della Scuola Austriaca ci permette di comprendere meglio, da un punto di vista più realista e meno artificioso, la natura del mercato.
Fonte: Jesús Huerta de Soto “La Scuola Austriaca. Mercato e Creatività Imprenditoriale”. Confronto tra pensiero austriaco e paradigma neoclassico.
Quando si tratta di investire, riteniamo che ciò che conta veramente è una profonda conoscenza delle società che compongono il nostro portafoglio, non solo da un punto di vista dell’analisi di bilancio, ma anche del background dell’azienda, senza dimenticare che gli utili generati da una società determinano il prezzo futuro delle sue azioni. Gli utili attuali, non le previsioni di utili futuri lontani nel tempo come promettono le maggiori società tecnologiche dell’S&P 500. Quando una società è dotata di queste caratteristiche, è solo questione di tempo prima che il mercato rifletta il suo vero valore (valore intrinseco) nel prezzo delle azioni.